Oggi vi parlo del nono criterio:
la mediazione di una disposizione positiva verso il nuovo.
A volte potrebbe succedere che un bambino o un adulto evitano di affrontare un problema, quando esso è troppo complicato, dando per scontato che non si trovi soluzioni.
Bisogna ricordarsi che le sfide ci servono per crescere,stimarsi nelle cose riuscite e conoscere.
Molte volte noi adulti tendiamo di decidere per loro, privando della loro capacità di scelta. Ritengo che a volte è importante che noi ci imponiamo,però ni dobbiamo anche motivare le nostre scelte, ad esempio Y non mangia le verdure e la frutta, solo wustel e patatine,devo insegnargli anche se quei cibi non gli piacciono, li deve mangiare per le vitamine, ecc.
Se ad esempio Y va male in matematica, anche quando s'impegna, noi partiamo con l'idea" E' inutile che studi matematica, tanto non sei portato", allora come farà affrontare il compito di matematica? Noi ogni giorno nei bambini suscitiamo tabù, paure, curiosità, pregiudizi, pareri e anche desiderio d'iniziativa. Ad esempio se faccio sostegno ad un bimbo ipercinetico e dò per scontato che non imparerà mai le regole, "la profezia si autovera"
Secondo R.F se un compito è difficile conviene presentato come una sfida e,secondo me insegnamo il gusto della conquista e dell'impegno., Lui direbbe di trasmettere il gusto della scoperta, di fargli il tifo, ma l'ultima cosa dà non sottovalutare, dobbiamo stimorlo a progedire, ma presentargli cose accessibili ( non troppo facile e nè troppo difficili).
La mediazione della possibilità del cambiamento, decimo criterio.
Vorrei partire da alcune frasi :
"Sei il solito pasticcinone"
"non impari mai dai tuoi sbagli"
" ma perchè non t'impegni"
"te l'avevo detto;.."
"che cosa hai combinato, stavolta?"
" é pigro"
"non si applica"...
Le reazioni dei bambini Posoono essere:" non ha fiducia in me", "non sono capace", "non imparerò mai","non mi và bene neanche una" ,...
R.F. ha scritto un libro con un titolo provocatorio" Se mi ami, non accettarmi per quello che sono"( appena posso lo leggerò e se riesco vi racconterò.Il problema è che a volte ci rassegnamo che un bambino, o un a persona o disabile vanno accettati con rassegnazione, invece bisogna accettarli con i loro limiti, ma dobbiamo lottare per cambiarli e arricchirli
Il cambiamento non è facile, perchè a volte si ha paura di non riuscire, di deludere le persone che amiamo, poi è ancora più duro quando si ha
l'etichetta ; " sei la pecora nera" o "sei il bravo ometto"( mi potrebbe contestare per l'espressione ma, un bambino è un bambino non può essere un adulto in minuatura!).
buona riflessione e un ciao Anto