In bocca al lupo

Caro Amico, spero che quello che ho studiato e quello che faccio o penso, porti buon frutto. Se hai consigli da darmi, li ascolto volentieri.



Porta pazienza per i miei errori di scrittura, sono un po' dislessica.

In bocca al lupo per tuoi progetti.



Grazie. Anto















mercoledì 29 dicembre 2010

Buon Anno!

"Oroscopo"
(di Gianni Rodari)
O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?

Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì.

Controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr'ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.

Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.

Buon Anno

martedì 21 dicembre 2010

Trovare strade diverse per imparare: Buon Natale

Trovare strade diverse per imparare: Buon Natale: "Un dono speciale Quest'anno Natale mi ha fatto un bel dono, un dono speciale. Mi ha dato allegria, canzoni cantate in gran compagnia. M..."

Buon Natale

Un dono speciale

divisorio fiocchi

Quest'anno Natale
mi ha fatto un bel dono,
un dono speciale.

Mi ha dato allegria,
canzoni cantate
in gran compagnia.

Mi ha dato pensieri.
parole, sorrisi
di amici sinceri.

Dei vecchi regali
non voglio più niente.
A ogni Natale
io voglio la gente.


Roberto Piumini.

Questa cartolina è dedicata a te!

sabato 18 dicembre 2010

A volte ci scordiamo che si impara per come si viene tratti..

Ieri sera, c'era un bimbo che doveva studiare il teorema di Talete In matematica, piangeva disperato.
Lui aveva sbagliato, perchè a scuola a posto di ascoltare, chiacchera, gioca.
Anche se di nascosto gli suggerivo le diverse strategie, lui piangeva disperato, convinto di non capire e di non imparare mai.
Avevo detto " leggi pezzo per pezzo, cerca di capire se c'è qualcosa di simile a quello che hai studiato", ma , niente da fare.
Penso che quando ci mettiamo in testa di non riuscire, non riusciremo mai e così chi non crede nelle nostre capacità, potremmo non riuscirci.
Chi gli insegnava , urlava (aveva anche ragione!),ma non aveva capito che sbagliava il modo di porsi.
L'episodio si è risolto, ma lui ha pianto come un aquilla per delle ore.

Vi riporto una frase del film  My Fair lady
"la differenza tra una dama e una fioraia non sta nel come si comportano,ma nel come vengono trattate..."
A volte ci scordiamo  che si impara per come si viene tratti.
Bambino che studia
P.s. Non faccio nomi per rispettare le persone....


Ciao Anto

martedì 14 dicembre 2010

"Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie" di Zach Helm

L'anno scorso ho visto in campeggio invernale un film ricco di significati, si chiama  "Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie" di Zach Helm.

Vi riporto alcune citazioni.
"La nostra vita è un'occasione, non farla scappare."
"Mr. magorium: 27 secondi
Mahoney: ottimo, ben fatto, ora aspettiamo...
Mr magorium: no, ora respiriamo, vibriamo, ci rigeneriamo, i nostri cuori battono, le menti creano e le anime si espandono... 27 secondi ben usati sono tutta una vita...
"

"con fede, amore, il cubo e un contatore mutante potrai trovare te stessa in posti che mai hai immagginato! e con questo che le porte si aprino!! "

Vi consiglio di guardarlo perchè insegna a ciascuno di seguire i propri sogni senza essere superficiali.
Credo che essere realisti non significa perdere le proprie aspirazioni. Se avessi sognato troppo o fossi stata troppo realista non avrei realizzato nessun mio desiderio.
L'altro motivo perchè trovo un film delizioso tratta il tema di come si diventa veri amici.

Buona visione AntoPoster Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie  n. 1

sabato 11 dicembre 2010

Bibbliografia De La Garanderie

LA GARANDERIE A. De, (1991), I profili pedagogici: scoprire le attitudini scolastiche, Firenze, La Nuova Italia.

LA GARANDERIE A. De,(2003), I mezzi dell’apprendimento e il dialogo con l’alunno,Trento, Erikson.


" Dieci volte quando si giudica l'altro ci sbagliamo" ( A.De La Garanderie)

Il dialogo pedagogico

La pratica del dialogo pedagogico[1] è importante perché previene l’insuccesso scolastico dovuto a un’opposizione metodologica tra abitudini evocative dell’alunno e quelle dell’insegnante. Esso s’ispira a tre principi:
Principio della specificità del dialogo pedagogico. Esso non va innanzitutto confuso con l’aiuto psicologico[2]: potrebbe sembrare scontato, ma quando si insegna ad un bambino può accadere che si mescolino le due pratiche. Inoltre c’è differenza essenziale tra un’azione di insegnamento e il dialogo pedagogico. Nel primo caso si tratta di trasmettere il sapere attraverso un discorso logico e verificare poi se il sapere è stato trasmesso correttamente e acquisito dal destinatario; invece nel dialogo lo scopo è, per l’insegnante, quello di informarsi e di informare l’alunno circa le sue modalità di apprendimento. Alunni definiti dagli insegnanti ‘non dotati’, che si impegnano e si sforzano senza raggiungere i risultati meritati oppure studenti che hanno le capacità ma non le conoscenze, e viceversa, non hanno problemi di carattere pedagogico bensì una carenza di mezzi o strumenti.


[1] «Ampliamo deliberatamente il senso di pedagogia ,che generalmente significa: arte o mezzi impiegati per istruire. Propendiamo, invece, per la seguente definizione: arte o mezzi impiegati per acquisire e per sviluppare conoscenze esplicitamente, avendoli scelti consapevolmente, sia implicitamente, senza rendersene conto.» LA GARANDERIE A. De, (2003), I mezzi dell’apprendimento e il dialogo con l’alunno,Trento, Erikson, p. 185.
[2] Si intende mettere a proprio agio gli allievi e dar loro supporto, incentivarne la volontà e l’impegno.
[3] L’attenzione è rivedere o riascoltare mentalmente il percepito o l’evocato.
La memorizzazione serve per conservare e richiamare l’evocato per una sua utilizzazione futura.
La riflessione trasferisce le evocazioni precedenti per confrontarle con  gli evocati appresi.
L’immaginazione è un gesto mentale che sta nel ricercare ciò che si è visto, ciò che non può essere visto in un altro modo, ciò che si è sentito; ciò che non può essere sentito in un altro modo.

Le abitudine evocative

Secondo De La Garanderie noi apprendiamo in modo diverso. Vi spiego le abitudini evocative e le immagini mentali.

 Le abitudini evocative e le immagini mentali.


Le immagini mentali sono rappresentazioni degli oggetti percepiti che vengono tradotte in abitudini evocative, le quali consistono in un linguaggio pedagogico di due possibili tipi: visivo e uditivo. Ognuno è in grado di comprendere e utilizzare entrambi ma rimane sempre una dominanza dell’uno o dell’altro. Per questo a volte le persone non si capiscono poiché parlano del medesimo oggetto facendo ricorso a due immagini mentali diverse[1]. Tuttavia anche la natura dell’oggetto determina l’immagine mentale: se ascolto della musica più facilmente evocherò immagini uditive, mentre osservando un quadro richiamerò immagini visive. Le abitudini evocative sono degli elementi essenziali dei processi di apprendimento e causano i comportamenti pedagogici che sono degli atti i quali ci consentono di codificare le informazioni, i messaggi e le conoscenze da acquisire. Conseguentemente, attraverso la conoscenza e l’uso di tali abitudini è possibile stendere un profilo pedagogico personalizzato che diventa uno strumento d’azione educativa. Questa conoscenza si ricava attraverso quella che l’autore definisce come l’introspezione sperimentale ossia uno sguardo interiore attento e intenzionale che avviene nel confronto con altre persone.
Un esempio che chiarisce le abitudini evocative è questo che riporto: all’Istituto Superiore di Pedagogia dell’Istitut Catholique di Parigi[2] De La Garanderie propose un seminario ai professori e ai maestri per riflettere insieme sui propri metodi personali di lavoro e sulle loro conseguenze. Si era pensato di richiedere agli insegnanti di materie scientifiche di svolgere un tema e a chi insegnava nell’ambito letterario di eseguire un problema scrivendo poi ciò che avevano provato, perché non avendo famigliarità con gli oggetti, avrebbero compreso quali metodi adottavano. Così facendo notarono che i metodi personali di lavoro si rispecchiavano nei rispettivi metodi di insegnamento e, quindi, compresero il bisogno di applicare una didattica differenziata per individuare tutte le risorse pedagogiche degli allievi.



[1] Un giorno incontrai una madre indiana la quale mi chiese di aiutare la figlia a svolgere un compito di scienze che riguardava i mammiferi: quest’ultima comprendeva osservando le immagini, mentre quella ascoltava e ripeteva sottovoce le mie definizioni.
[2] Vedi LA GARANDERIE A. De, (1991), I profili pedagogici: scoprire le attitudini scolastiche, Firenze, La Nuova Italia, p. 39.

Antoine De La Garanderie


Oggi vorrei raccontare di un autore che mi è molto caro.De La Garanderie ha vissuto l'insuccesso scolastico perchè era sordo ed io ho avuto delle difficoltà scolastiche perchè sono dislessica.Vi accennerò la sua storia, vi spiegherò quali sono le cause dell'insuccesso scolastico e la sua soluzione ovvero il dialogo pedagogico.Vi auguro buona lettura.Anto

La vita di Antoine De La Garanderie.

Antoine de La Garanderie, il suo nome completo Antoine Payen de La Garanderie, nato il 22 marzo 1920 a Ampoigné (Mayenne) e morto 27 giugno 2010 a Parigi, è un filosofo francese ed educatore.Egli è l'autore della teoria educativa di "gesti mentali Learning" cosiddetta gestione mentale in cui egli riflette sui motivi per il successo e insuccesso per gli studenti, mettendo in evidenza i vari atti mentali coinvolti nella riflessione e di apprendimento.Padre di otto figli, ha insegnato filosofia e la cultura in generale l'istruzione secondaria a Versailles, poi alla Institut Catholique de Paris e Université Catholique de l'Ouest. Albert Burloud studente, la sua ricerca sono in linea con i filosofi di introspezione, come gli psicologi Alfred Binet e Pierre Janet e la scuola tedesca di Würzburg (Henry Jackson Watt agosto Messer, Karl Bühler), ma soprattutto la sua ricerca sulle leggi della conoscenza estendere i risultati di base della lingua tedesca fenomenologia (Husserl e Heidegger).Ex Direttore dell'Istituto Audiovisivo a Parigi. Egli è professore emerito delle Università Cattoliche di Parigi e il direttore Occidente ed ex di ricerca presso l'Università di Lione II. Vincitore dell'Accademia di Francia per il suo libro Il valore di noia, egli ha anche vinto il Comenius internazionale alla carriera.

Evento importante.
Egli diventa  quasi completamente sordo a 12 anni.Prova anche di non dirlo a nessuno del suo deficit e prosegue le superiori, ma viene bocciato, però non si lascia mai abbattere. al liceo incontra un professore di lettere attento che sarà la sua salvezza. da lì De La Garanderie decise di aiutare i suoi " fratelli di sventura" diventare un insegnante.





domenica 5 dicembre 2010

Alla volpe (Gianni Rodari)

"ALLA VOLPE"
favola di Gianni Rodari

Questo è quel pergolato
e questa è quell’uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.
Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina,
vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto;
l’allenamento è tutto.
(Gianni Rodari)

Questa favola in versi di Rodari fa riferimento a quella, più famosa, di Fedro, della volpe che tenta invano di raggiungere l’uva di un pergolato e, sconfitta, se ne va disprezzando l’inafferrabile grappolo. Alla volpe rinunciataria della tradizione Rodari ne sostituisce una più coraggiosa e costante, che non desiste dal suo proposito e prima o poi riuscirà a raggiungere il suo scopo.

Le possibili cause di insuccesso scolastico

Secondo De La Garanderie la scuola dovrebbe servire per imparare ad imparare, invece gli alunni ascoltano la lezione passivamente, gli insegnanti spiegano i fenomeni, i concetti, le nozioni e lasciano ai primi il compito di costruirsi un metodo di studio a casa. Succede spesso che i docenti si lamentino perché gli allievi non si applicano e non hanno metodo, attribuendo la responsabilità del fallimento nello studio al ragazzo ed alla sua famiglia mentre, ignorando gli stili cognitivi del ragazzo, si limitano ad un insegnamento unilaterale senza cercare un feedback; premiano gli studenti capaci e non vanno incontro a quelli disagiati che hanno, forse, dei problemi socio-famigliari, che non sono seguiti da nessuno ed anzi vengono puniti con brutti voti e bocciature. Alla fine dell’anno scolastico vengono assegnati i compiti delle vacanze e si fa finta di credere che gli alunni siano capaci di amministrarli: alcuni li finiscono in fretta per riposarsi e altri, un po’ più pigri, si riducono agli ultimi giorni e si dà per scontato che siano eseguiti con diligenza e assiduità.




Apprendimento intenzionale e accidentale

In psicologia si tende a fare una distinzione tra apprendimento incidentale e apprendimento intenzionale: al primo noi siamo esposti quotidianamente, in ogni momento, avviene in modo spontaneo, casuale, istintivo (ad esempio guardando un film, ascoltando una canzone, ecc.), tuttavia le conoscenze così acquisite sono poco precise e disorganizzate; la causa scatenante del secondo è invece la volontà che determina l’impegno, lo sforzo, la concentrazione e l’attenzione di chi impara e perciò ottiene una memorizzazione più stabile. L’ambito in cui si utilizza di più questo tipo di apprendimento è la scuola. Qui troviamo studenti che imparano velocemente, senza alcuno sforzo e hanno dei buoni risultati scolastici, ma ci sono anche allievi che faticano molto, studiano tante ore, non si organizzano bene, non riescono ad integrare le nuove conoscenze con quelle vecchie e di conseguenza hanno numerosi insuccessi scolastici.